Aulla- Sarzana
Cosa è facile e cosa non lo è?
Sarebbe bello mettersi d’accordo sulla questione.
Il tempo, ad esempio, è considerato altro termine di giudizio insindacabile quando si parla di fatica fisica. Se ci impiego poco tempo, significa che fatico meno, e significa che la distanza non era un granché.
Giusto? Sbagliato.
Non è la distanza, è l’intensità. E questo è chiarissimo oggi, in questa tappa che ci fa assaporare le Alpi Apuane. Sono 18 km. Distanza breve, tempo relativamente breve, una fatica di quelle da ricordarsi, senza sconti, netta, da restare increduli, con pendenze che c’è da ridere e da piangere insieme. Con pietraie che non ti lasciano in nessun modo proseguire. Non riesco nemmeno a puntare i piedi. Scivolo. Mi fermo spesso, mangio le mandorle, osservo quello che ho fatto e immagino quel che ancora devo fare. La cima sembra irreale, impossibile, uno scherzo. E invece arriva e si porta dietro discese direttamente proporzionali alle salite e non meno insidiose. Guardo sempre con molta ammirazione chi sa scendere correndo. Molte persone lo fanno. A me si romperebbero le caviglie, e le ginocchia me la farebbero pagare dopo i primi 20 secondi.
La grazia di chi scende correndo, mi fa pensare a una danza selvaggia, a un rituale.
Mi fa pensare che per loro ci sia un premio alla fine, per aver danzato schivando i sassi e i dislivelli e le radici e i rovi.
Chi corre in discesa ha la magia del bosco nelle vene oppure ha un tacito accordo con la natura: tu non mi fai cadere, io ti proteggo. Sono i custodi, sono grandi conoscitori e per davvero non cadono mai. O meglio, se lo fanno , non si spaventano.
Io scendo come potrebbe scendere una signora centenaria, come se camminassi sul ghiaccio, piano piano. E quando arrivo in piano le gambe non smettono di tramare.
Sarzana è un gioiello, un incanto di città, ma qui, dove la tappa finisce, non c’è nemmeno l’ombra di una struttura che faccia ospitalità pellegrina. Ci dicono che il parroco che è arrivato da poco ha deciso che non ne voleva sapere. E quindi io, Marika e Rosella, madre e figlia che ho conosciuto oggi, prendiamo una tripla in un b&b. La sera brindiamo alla tappa e ci concediamo una pizza. Parlare con loro mi conforta e mi fa dimenticare la fatica. E rido molto, forse anche grazie al campari.
E`un buon segno. Sia dimenticare, sia ridere.
E`come correre in discesa…in mezzo ai boschi