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Risposta singola a domande multiple

Vetralla – Sutri

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Se c’è una cosa che letteralmente adoro, è la capacità di far ridere. Le persone che sanno farti ridere sono persone-salvezza. Vi presento, dunque, una persona- salvezza: Aldo. Non ricordo momento della nostra amicizia che non sia stato scandito dalla gioia; dal doversi tenere la pancia per le robe, giuro, prive di senso, che si dicevano. Un divertirsi per davvero, allo stato puro.  Con Aldo ho condiviso tantissimo, ma mai il cammino. Un’esperienza di questo tipo, di questo calibro, davvero mai. Stamattina ci ha messo 5 minuti a prepararsi. Era già pronto, desideroso di mettersi in marcia, arzillo, molto agitato, credo. Io sono stata molto più lenta, ahimè. Devo curarmi le vesciche, impacchettarmi i piedi con le garze, e poi la mattina fatico ad ingranare, in generale. Lo guardo da lontano, ha gli occhi gonfi di sonno, ma sempre e comunque graziati da una luce vitale che è suo personale patrimonio da sempre.

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È il suo primo giorno di cammino, ed è proprio vero che il cammino chiama, ed è evidente che lo stia chiamando…a gran voce. So che una parte di lui è preoccupata, perché pur sempre di ignoto si tratta, ma è più forte la voglia di cimentarsi, di provare. A me sembra di camminare da due vite e mezzo, e ora, al mattino, penso tanto a Roma. La nomino nella mia testa, quasi a dirle: ci sono, sto arrivando, manca poco, aspettami, vengo da te, accoglimi, abbracciami, eccomi.
Rispetto al percorso di oggi, la guida dice: tappa esaltante, e in effetti lo è. Stupendo camminare tra boschi di querce e piantagioni di nocciole. Il percorso è ombreggiato, e per la prima volta, la prima lo giuro in 26 giorni di cammino, il caldo non è atroce. Si sopporta, si resiste e mi rendo conto di quanto cambi la prospettiva della tappa a seconda della condizione climatica. Ho compreso, in questo tempo, che non ci si abitua al caldo. Non ci si abitua a 40 gradi di sole che picchiano duro come campioni di boxe. Si impara però la pazienza. Si impara a non impazzire. Quella di oggi mi è sembrata la prima tappa di totale pace.

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Aldo mi dice che la Francigena è ben segnalata e, giustamente, due minuti dopo ci perdiamo. Fossi stata sola mi sarei preoccupata ( si arriva sempre, è certo, ma a volte capita di allungare parecchio ed è frustrante da morire) invece ne abbiamo riso. E abbiamo camminato svelti, tra le strade della Tuscia, passando il borgo di Capranica, che è semplicemente delizioso, per arrivare poi a Sutri,  di una bellezza bestiale. E poi abbiamo pranzato e cenato col solito gruppetto di irriducibili. Sentiamo il fermento. Manca poco. E si ride, come se fossimo ubriachi, e lo siamo. Siamo ubriachi di cammino, di passi, e ora io lo sono anche della gioia immensa di avere qui con me una persona della mia vita, una persona-salvezza.