San Giminiano – Abbadia Isola
Presente quei giorni disastro che sei stanco e basta. Quei giorni che non ingranano, che camminare nel bosco non ti piace, ti disintegra, ed è tutto fango (dentro e fuori).
Quei giorni che manca il fiato dal mattino e alle 8 c’è già un caldo inverosimile, rimbecillente. Presente quei giorni di pensieri sconnessi, vuoti o troppo pieni, di strade sbagliate (perché incontri magari un pastore che piuttosto di farti passare per le sue terre, ti indica una strada che a suo dire – e solo a suo dire – accorcia, accorcia tanto che non te lo puoi neanche immaginare), e di deviazioni che non portano da nessuna parte, di km infiniti. Di km – porco giuda – infiniti, su strade bianche che ti accecano e il cipresso è bello lui, ma non è in grado, poveretto, di produrre nemmeno un ago d’ombra (che un filo sarebbe chiedere troppo).
Presente quei giorni che inaugurano vesciche nuove, e piedi stanchi e ginocchia doloranti e non vai avanti. Non vai avanti. Non vai.
Ecco. Questo è il giorno.
Ma voglio dire che all’ostello di Abbadia Isola ci sono arrivata. Un’oasi nel deserto. Un’oasi di: mi prendo cura di te, ma per davvero? Sì, per davvero. È un ostello a donativo e stasera ci hanno preparato lo spezzatino di salsiccia e le lasagne di zucchine e la zuppa e la torta salata e il dolce. Stasera è stata una meraviglia. E abbiamo riso, mentre i piedi piangevano. E comunque, comunque sia, io domani sarò a Siena.