Io mi sento così.
Che c’è umido, che ho i capelli delusi, che piove da più di un po’, che sono nevicate foglie nel giardino dei miei genitori, che la campagna non ce la fa più a sembrare graziosa.
Adesso è di fango che ha voglia.
Di sporcarsi ha voglia.
Come biasimarla? Come darle torto?
Basta. Sporcati. Disordinati. Folleggia. Scombussolati tutta. Rovinati. Vai a ballare. Torna tardi. Non ricomporti. Chissenefrega.
Non è che ti si vuol bene solo se sei verde smeraldo, con l’erba che ondeggia e il cielo a picco. A me piaci anche a pozzanghere. Mi piacciono i tuoi buchi, la pasta di sassi. Se avessi un impermeabile e 8 anni, te lo giuro, starei fuori con te. A prendermi l’acqua insieme a te. Ferma sul posto.
Ma non ho un impermeabile
E non ho 8 anni.
Questo tempo gioca sporco. Gioca fango, questo tempo.
Mi vuoi confusa e meteoropatica, tempo caro?
Sì
lo vedo, eh? D’accordo. Sono confusa. Contento? Sei contento adesso?
Sì.
Va bene. Sono contenta anch’io. Perché se son confusa, mi metto a pensare.
Stavo pensando, oggi, mentre nevicavano foglie, che saranno ormai 3 mesi che non vado a camminare in collina.
In genere parto in macchina da casa mia. Arrivo a Felino, salgo fino a Barbiano e poi, se ho tempo e mente sgombra, procedo fino a S. Michele Tiorre; oppure, se sono di fretta con mente pesante, scendo verso S.Michele Gatti. Si tratta, in definitiva, di scegliere un San Michele. Quando arrivo a Barbiano mi siedo su una panchina. Si vede tutta la vallata. In genere lì si fermano anche molti ciclisti. Se ho del cioccolato, ne offro. Se sono sola ascolto la musica. Mi sento in pace. Sudata e in pace.
Sono vestita con quegli abiti tecnici che stanno bene solo se hai le gambe lunghe e sei filiforme.
Io non ho le gambe lunghe.
Io non sono filiforme.
Però ai pantaloncini della Decathlon mica ci rinuncio. Voglio dire, me li metto anche quando c’è freddo, perché mi piacciono le gambe rosse e il cuore caldo. Dicono che il busto debba sempre essere coperto molto bene. I piedi devono essere asciutti. Ma le gambe, invece, non hanno bisogno di nulla. Le gambe hanno un coraggio da leoni, anche se spesso non si sa. A loro piace diventare viola. Loro hanno un sapere che anticipa il volere. Ti devi muovere. Devi camminare. Ti devi muovere. Devi, proprio devi, camminare.
Il movimento.
Questo è ciò che so riguardo al movimento: se ti muovi, accadono cose. Se stai fermo no.
E’ inutile girarci intorno.
Allora a me piacerebbe essere “L’uomo futurista” di Boccioni.
“Dinamismo plastico futurista”…”Impetuoso avanzare dell’uomo in marcia”… “Il camminare viene scelto dall’autore come azione per rappresentare il movimento dell’uomo”.
wow.
E’ da tre mesi che non cammino. E mi manca. Anche gli abiti tecnici mi mancano.
I miei pantaloncini poi, non parliamone nemmeno.
Però non mi sento ferma.
Tra poco, tra qualche mese, il movimento sarà fisico, reale, concreto. Uno spostamento continuo, per un anno intero
Accadranno cose.
Ma anche adesso accadono. Non il mio corpo, ma la mia testa si muove.
Non è che sia obbligatorio. Non è che non ci si possa fermare. E’ solo che dall’alto non piove niente, se non le foglie.
E’ il passo che decide la strada, non il contrario.
Nessuno è responsabile delle nostre azioni… Ecco, un passo…
Nessuno deve venirci a salvare… un altro passo
Devo imparare a dire di no… un passo gigante
Non ci si piange addosso… passo con piroetta
Se so di essere capace, non faccio finta di non esserlo… passo con inchino
Se so dare ma non so ricevere, è ancora tutto da fare… passo con balzo
Imparo a riconoscermi… passo che diventa doppio salto mortale, e che finisce su giunture, ginocchia e piedi allenati e in grado di sostenerlo.
Applausi! Applausi per la donna futurista che cammina, ma anche un po’ salta e anche un po’ balla!
Il mio movimento me lo sento addosso, me l’hanno dato in dote.
Il mio cognome è Dall’Argine.
Il mio cognome è un moto a luogo.
Ho vissuto per trent’anni dietro un argine, con un fiume che più di una volta ha minacciato di venirci a disastrare, ma che mai è arrivato a tanto.
Il mio cognome è un moto a luogo
Dall’argine è partita e fin qui è arrivata.
Da.
A.
Da una montagna di paura è arrivata a una collina di coraggio
Da un puro desiderio è arrivata a una promessa di realizzazione
Da non ce la farò mai, a forse ce la faccio
Da non ce la farò mai, a cacchio, ma sai che forse invece ce la faccio?
Da “sono tutta ingarbugliata, incasinata, intricata” a “Va bene, tanto non è che ti puoi cambiare più di tanto. Accettati”
Da no a sì
Da sì a no
Da me a te
Da me a mondo.
Ti abbraccio tutto mondo, ti voglio tutto.
Vedrai che danza folle ho in serbo per te. Vedrai come saprò ballare sulle tue strade.
Il mio movimento lo vedrai, tu dammi possibilità, conoscenza, coraggio, persone, avventura.
Tu dammi vita. Ti rispondo con vita.
I bambini di Miyazaky corrono tutti. Sempre.
Senza quelle corse, la trama non si svilupperebbe in nessuna direzione.
Corrono e incontrano. Incontrano e decidono. Decidono e agiscono.
I bambini di Miyazaky diventano rossi dall’emozione. E quando l’emozione è troppo forte si offendono, si arrabbiano, si sconvolgono..
Non frega ai bambini di Miyazaki, e ai bambini in generale, di essere graziosi. Si sporcano tutti. Combattono tutti. Si meravigliano tutti.
Esplodono d’amore. Tutti.
Io 8 anni non li ho più, e l’impermeabile di cui ho bisogno ora, da molte più cose mi deve coprire.
Non solo dall’acqua. L’acqua è l’ultimo dei problemi.
E se ti muovi, comunque, succede anche questo: da temporale, a sole.
E se non è questa una magia, cosa lo è?
Canzone consigliata per la lettura: “Fox in the snow” dei Belle and Sebastian