ADESEMPIOPARTIRE

Risposta singola a domande multiple

IL MONDO E’ UN LUOGO PERICOLOSO? (O DELLA FIDUCIA DI UNA VIAGGIATRICE SOLITARIA NEI CONFRONTI DEL GENERE UMANO )

CASA DOPPIA

“Io e te dobbiamo fare un discorsetto, prima che tu parta”

“Ah sì? Che discorsetto?”

“Poi ti dico”

“No. Facciamolo adesso”

“Ok. Ti fidi troppo. Devi stare attenta. Quando sarai dall’altra parte del mondo… Devi stare attenta

Stiamo camminando lungo via Cavour, tra poco gireremo i nostri passi e la mia bici verso Piazza Duomo. Parma di notte, in una sera d’agosto di afa atroce, è sospesa, muta-zitta, vuota, ma anche dilatata, gonfia.

La giovane donna al mio fianco, che parla della mia troppa fiducia nei confronti del genere umano, è mia sorella, non di sangue, ma ugualmente sorella.

Si tratta della mia compagna di banco del liceo. Io a sinistra vicino alla finestra; lei a destra esposta a tutto il mondo-classe. Così ubicate per evitare che i nostri gomiti si urtassero in continuazione come le macchinine dell’autoscontro. Il mio essere mancina ha definito la nostra prospettiva di allora.

Io più nascosta dagli occhi degli insegnanti, in lotta perenne col caldo malsano dei termosifoni, sguardo rivolto alle stagioni; lei visibile, molto sensibile e arguta, in quegli anni – a detta di tutti – terribilmente incazzata col mondo, o meglio, con quel mondo che le dava sui nervi (se buttavi una lattina per terra, e lei ti vedeva, eri letteralmente spacciato). Io emotiva ed espansiva, una tipa da abbracci. Lei emotiva, ma con un’affettività tutta sua. Le veniva meglio (e le viene meglio tutt’ora) mettermi un braccio intorno al collo, che sembravamo due ragazzini usciti da “I ragazzi della via Pal”, pronti a tirar sassi ad ogni finestra della scuola.

Ci conosciamo da vent’anni, ormai.

Abbiamo fatto una cosa straordinariamente saggia per le nostre rispettive vite: non ci siamo perse.

“Ok. starò attenta Manu”

“Sì, ma davvero..”

“Promesso. Davvero.”

Finisce lì. Ci mettiamo a cantare una canzoncina scema delle nostre, al quale segue un battito di mani, scemo anche lui.

A casa ci penso. Ha centrato in pieno un argomento sul quale devo riflettere. E’ nel suo stile.

Quello che dice è vero: io mi fido molto (inopportunamente molto) delle persone. Parto sempre dall’idea che non mi vogliano fregare, che non si vogliano prendere la briga di raccontarmi balle. Non è che abbasso la guardia: la guardia non l’ho manco alzata di un cm.

Sono sempre stata così. Povera ingenua, verrebbe da dire.

Eppure non mi reputo una sprovveduta. Gli occhi li tengo aperti- spalancati e le orecchie tese, in ascolto perenne di un compagno fedele: il mio istinto.

Perché quando si tratta di agire e decidere in fretta, lo sappiamo bene, il cuore capisce niente. Tutto scombinato,  sempre a idealizzare e mitizzare a incasinare, a costruire e distruggere ( in modo scellerato, entrambe le cose).

La mente, poveretta anche lei, fradicia di una pioggia di nozioni e immensità da ricordare e già tanto che non si perda o sgretoli o rimbecillisca.

Quando si parla di istinto invece, si parla di pelle. E si dice che la pelle non sappia mentire.

Forse perché deve stare al vento, al freddo, alla polvere, alla ruggine, alle foglie, ai prati, ai grilli e ai millepiedi, ai sassi, alle zanzare, alla spazzatura indifferenziata, allo smog.

Si è fatta esperienza sul campo, la pelle.

E’ la prima intermediaria e anche l’ultima. Inizia e finisce tutto lì.

Quando si sbagliano l’istinto e la pelle, non ti dai pace.

Ma succede.

Il mondo è un luogo pericoloso? Certo, lo è

Lo è, prima di tutto, perché è l’unico luogo fisico nel quale possa risiedere il pericolo.

Non su Giove o Marte, dove, a quanto ne so, non sono presenti altre forme di vita.

Ma proprio qui, nello stesso lembo di terra che tutti condividiamo, è indubbio, c’è chi può farti un gran male.

Ma, è altrettanto indubbio, c’è anche chi può farti un gran bene.

Durante i miei viaggi in solitaria mi è capitato di essere derubata. Ed è stato avvilente e deprimente e scoraggiante e ti detesto e perché l’hai fatto? e ti prenderei a pugni.

Ma questo non mi ha portato ad avere sfiducia nelle persone. Perché per una volta che sono stata derubata, altre 100 sono stata aiutata… ma aiutata sul serio.

Vuoi dell’acqua? Tieni

Hai fame? Ho un panino in più

Ti sei persa? Fammi vedere la cartina..ecco sei qui e devi andare qui.

Non abbiamo più letti..ma facciamo così, visto che è tardi e non sai dove andare, possiamo aggiungere una brandina, se ti accontenti…

Non ti senti bene? Dovrei avere un’aspirina nella borsa…aspetta un attimo…Eccola!

Hai paura? Non preoccuparti, andiamo nella stessa direzione, aggregati a noi.

Se faccio un compendio della mia vita, mi accorgo in un attimo, che affermare: “le persone ti aiutano” non è illusorio, fittizio, banale ottimismo. E’ matematica. E’ statistica.

Motivazione epimeletica. Dal greco epimeléomai , «prendersi cura»

Nei cani, nei lupi, nei mammiferi in generale, si chiama così, e riguarda “la gratificazione che deriva nell’accudire un altro soggetto”.

Il mio istinto mi sta trascinando – sollevandomi di netto da terra, come se fossi fatta d’aria  – verso le persone.

Non si tratta solo di pura curiosità, o di mera conoscenza. E’ urgenza di capire, piuttosto.

E temo che a distanza non si possa fare.

Chi sei tu? E com’è vivere qui? E qual è la tua storia? E cosa mangi? E dove dormi? E cosa sogni? E come si resiste a un clima così? E che lavoro fai? E che Dio preghi? E cosa ami? E cosa odi? Cosa mi puoi insegnare?

Raccontami.

Illuminami.

Ti ascolto.

Il mondo è un luogo pericoloso? Certo, lo è.

Siamo capaci, noi uomini, di bestialità indicibili.

Ma io ancora ci credo.

Ancora mi fido.

Ancora ci spero.

Motivazione epimeletica. Dal greco epimeléomai , «prendersi cura»


NOTE

Per l’immagine: Grazie di cuore Bea

Canzone consigliata per la lettura: “Be good or be gone” di Fionn Regan