Questo spazio si chiama

Ad esempio partire

 

L’etimologia del verbo partire mi appassiona. Deriva dal latino pars, parte, ovvero dividere in parti, separarsi. Ogni partenza è una separazione, prima di tutto, da se stessi. Letteralmente un vero e proprio dividersi in parti, lasciando andare ciò che è tempo di lasciare andare, e preparandosi a diventare qualcosa di nuovo e diverso.

Ogni partenza è un nuovo inizio, una metamorfosi. E le condizione alla base di ogni metamorfosi sono due: la vulnerabilità e il coraggio. Sono certa che ogni bruco sulla faccia della terra sarebbe d’accordo con me.

Partire è una risposta singola a domande multiple.

Chi sono? Cosa faccio? Cosa voglio dalla mia vita? Qual è la mia direzione? Cosa mi chiama?

Per qualcuno, partire è viaggiare, ma per altri partire è restare. Ci sono progetti e nuovi inizi che si sviluppano tra le quattro mura di una casa, o tra le piccole comunità di paesini sperduti. La partenza è quindi una condizione ad ampio raggio, una chance che si offre al cambiamento.

Questo è uno spazio in cui non si parla solo di viaggio, ma di movimento. E di tutte quelle cose che lo anticipano e lo seguono.

È uno spazio in cui si raccontano storie, persone, stati d’animo e avventure con l’intento di lasciare qualcosa di utile dalle esperienze accumulate in questi anni; soprattutto per tutti coloro che desiderano partire – qualunque cosa significhi nella mente e nel sentire di chi sta leggendo – ma si sentono bloccati.

È uno spazio dove il fallimento non definisce il valore di una persona. Dove si può perdere, senza necessariamente perdersi.

Dove la chiamata all’avventura non è una questione di genere, ma di attitudine.

Dove il raggiungimento di un obiettivo non è decretato dall’ultimo passo, ovvero quello che conduce dritto alla meta, ma dal primo, ovvero dal momento esatto in cui, di fronte al baratro dell’ignoto, abbiamo deciso di saltare.

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